martedì 8 maggio 2012

Sulla spiaggia


Un bambino tutti i giorni si recava in spiaggia e scriveva sulla spiaggia: "Mamma ti amo!"; poi guardava il mare cancellare la scritta e correva via sorridendo. Un vecchio triste passeggiava tutti i giorni su quel litorale, e lo vedeva giorno dopo giorno scrivere la stessa frase, e guardare felice il mare portargliela via. Fra sé e sé pensava: "Questi bambini, sono così stupidi ed effimeri." Un giorno si decise ad avvicinare il bambino, non avrà avuto più di dieci anni, e gli chiese: "Ma che senso ha che tu scriva" Mamma ti amo! "Sulla sabbia che poi il mare te la porta via. Diglielo tu che le vuoi bene." Il bambino si alzò, e guardando l'ennesima scritta cancellata dall'acqua salata disse al vecchio: "Io non ce l'ho la mamma! Me l'ha portata via Dio, come fa il mare con le mie scritte. Eppure torno qui ogni giorni a ricordare alla mamma e a Dio che non si può cancellare l'amore di un figlio per la propria madre." Il vecchio si inginocchiò, e con le lacrime agli occhi scrisse: "Nora. Ti amo!"; era il nome della moglie appena morta. Poi prese il bimbo per mano e assieme guardarono la scritta sparire. (dal libro "Il libro delle ombre" di Scott Cunningham)

domenica 6 maggio 2012

Rieccomi


Rieccomi a voi con una veste grafica diversa...  ancora  da completare... ancora una volta a pasticciare...
E' una forma di scacciapensiero... un volo nella fantasia... un modo di esorcizzare un momento particolare...
Appena posso, passo da voi... intanto...

mercoledì 2 maggio 2012

Tutta la verità sul G8 di Genova



Dieci anni dopo, le motivazioni della condanna in appello contro gli imputati della “macelleria messicana” del G8 di Genova del 2001, non risarciranno le vittime di tre giorni di “sospensione della democrazia”, ma daranno un contributo fondamentale al ripristino di uno stato di diritto. Emessa il 5 marzo 2010, da una corte presieduta da Maria Rosaria d’Angelo, con Roberto Settembre giudice a latere, la sentenza aveva confermato tutte le accuse del verdetto di primo grado, dichiarando però il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per 28 imputati, mentre ha confermato la sentenza di primo grado a carico di altri quattro.

Tra i primi, spicca l’allora vice-capo della Digos Alessandro Perugini, filma­to mentre sferrava una micidiale ginocchiata in faccia un quindicenne già sanguinante e gonfio di botte. Tra quelli per cui la sentenza di primo grado è stata confermata, invece, c’è l’ assistente capo Massimo Pigozzi che , afferrata una mano di Giuseppe Azzolina, uno degli arrestati, ne aveva divaricato le dita sino a lacerarla fino all’osso. Richiamandosi alla legge 3/11/1988 n° 498 con cui l’Italia ha fatto propria la convenzione contro la tortura (firmata a N.York il 10/12/1984) il giudice Settembre scrive – contro l’opinione dei difensori degli imputati – che il termine tortura indica “qualsiasi atto mediante il quale sono intenzionalmente inflitti a una persona dolore o sofferenze fisiche o mentali, al fine di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che essa ha commesso o è sospettata di aver commesso, di intimorirla o di far pressione su di lei … qualora tali sofferenze siano inflitte da un agente della funzione pubblica o da ogni altra persona che agisca a titolo ufficiale o su sua istigazione o con il suo consenso…”.

Secondo il giudice infatti, rientrano sotto questa categoria gli atti commessi all’interno della caserma di Bolzaneto. Ecco alcuni passaggi delle motivazioni della sentenza, che raccontano ciò che accadde quella notte: “Insulti e percosse all’arrivo degli arrestati”, “l’imposizione di ‘posizioni vessatorie’”, “il passaggio tra due ali di agenti che percuotevano con schiaffi e calci, ingiuriavano e sputavano”, il fatto di costringere gli arrestati “ a stare in ginocchio con il viso alla parete per 10,18 o 20 ore”, anche se feriti, le “percosse al corpo compresi i genitali, con le mani coperte da pesanti guanti di pelle , o con i manganelli…”, “l’uso di “sostanze urticanti nelle celle”, gli “insulti a sfondo sessuale, o razzista o le minacce di percosse o di morte o di stupro” , ”la costrizione a pronunciare frasi lesive della propria dignità inni al fascismo, al nazismo e alla dittatura di Pinochet”.

Scritti in due anni di lavoro “matto e disperatissimo” da Roberto Settembre, gli ‘elenchi’ che motivano la condanna non hanno nulla da invidiare a quelli della trasmissione di Saviano, specie dove richiamano l’ aggravante dei “motivi abbietti” : «Richiamarsi platealmente al nazismo e al fascismo, al programma sterminatore degli ebrei, alla sopraffazione dell’individuo e alla sua umiliazione – scrive Settembre – proprio mentre vengono commessi i reati contestati o nei momenti che li precedono e li seguono, esprime il massimo del disonore di cui può macchiarsi la condotta del pubblico ufficiale». Lo Stato italiano deve prendere atto dell’esistenza di reparti fascistizzati nella polizia, ma non c’è una presa di posizione né tantomeno le scuse alle vittime. L’unico sprazzo di verità che emerge da questa storia balcanica viene dalle parole del magistrato, che oggi suonano come l’epitaffio di una democrazia al tramonto: “I fatti specifici di violenza causarono alle parti offese dolore fisico, dolore psicologico, lasciarono tracce visibili sui loro corpi, sui volti, sulle braccia, sulle gambe, e indussero moltissimi di loro a urlare il loro dolore”. (tratto dal Il fatto quotidiano)







Duecento fascicoli a carico delle forze dell’ordine finiti nel nulla. Forse mai aperti. Sono i procedimenti per gli abusi commessi durante il G8 di Genova in occasione degli arresti per strada. I magistrati scarcerarono i manifestanti all’udienza di convalida perché i verbali di arresto erano incompleti, pasticciati. Spesso falsi. E ogni volta che un gip rilevava palesi incongruenze trasmetteva gli atti alla Procura. Ma tutti gli indagati sono stati di fatto graziati da una giustizia che ha lasciato morire i fascicoli. C’è anche questo nella storia del G8, oltre all’impegno di pm coraggiosi che hanno rischiato per portare avanti le indagini. Nel Tribunale di Genova qualcuno li chiama “fascicoli fantasma”. Come quello che riguarda due funzionari di polizia e due ufficiali dei carabinieri. Nella sentenza del 14 dicembre del 2007, che condanna i 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio, il dispositivo firmato dal presidente del Tribunale Marco Devoto e dal giudice estensore Emilio Gatti ordinava la “trasmissione degli atti al pubblico ministero per falsa testimonianza”. I quattro erano testi dell’accusa sostenuta dai pm Anna Canepa (oggi alla direzione nazionale antimafia) e Andrea Canciani. Si trattava di Angelo Gaggiano, vicequestore comandante del servizio di ordine pubblico, che guidava i reparti di guardia alla zona rossa in via Tolemaide; Mario Mondelli, attualmente questore di Biella all’epoca uno dei capi della Celere (sostituì Vincenzo Canterini alla guida del Reparto Mobile di Roma); il capitano Antonio Bruno e il tenente Paolo Faedda il primo comandante, il secondo suo collaboratore, del Battaglione Lombardia che fu il primo contingente dell’Arma a partire all’assalto delle Tute Bianche. Secondo i giudici, nel corso delle udienze, nel 2004, i quattro testi avevano mentito. A dirlo sono i giudici del Tribunale che avevano avuto mano pesante con i presunti black bloc. La procura avrebbe dovuto verificare se le ipotesi del tribunale fossero corrette. Ma il tempo passò e il fascicolo è finito in prescrizione senza neppure una convocazione, un atto che potesse interromperla. Un suicidio giudiziario ripetuto forse quasi duecento volte.

Genova in questi giorni di prepara a ricordare il G8. Il capo della polizia, Antonio Manganelli, mesi fa sul Secolo XIX ha invitato a chiudere la ferita. Ma è difficile, visti i presupposti. I membri delle forze dell’ordine responsabili delle violenze del G8 non pagheranno. La commissione d’inchiesta parlamentare da tanti invocata non è stata istituita e la quasi totalità dei reati – calunnia, lesioni non gravi, abusi vari – contestati ai poliziotti della Diaz così come agli imputati di Bolzaneto sono stati spazzati dalla prescrizione. Restano in piedi le lesioni gravi, che però vanno in prescrizione dopo dieci anni e sei mesi (gennaio 2012) e i falsi che di anni ne prevedono dodici e mezzo (gennaio 2014). Se si considera che a maggio la sentenza Diaz non era ancora partita per la Cassazione, si ha la certezza che anche le lesioni gravi saranno prescritte mentre per i falsi eventuali intoppi o ritardi tecnici potrebbero dare il colpo di spugna. Ancora minori le possibilità di evitare la prescrizione per Bolzaneto – i reati contestati dai pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati erano abuso d’ufficio, violenza privata, falso ideologico, abuso di autorità nei confronti di detenuti o arrestati, violazione dell’ordinamento penitenziario e della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali – visto che quasi tutti sono già estinti e che le motivazioni della sentenza d’appello sono state depositate ad aprile di quest’anno.(tratto da Il fatto quotidiano)

Intanto i protagonisti di quei giorni fanno carriera. Ricordate la famosa fotografia del diciassettenne romano con il volto tumefatto e l’occhio ridotto a una fessura? Il “calciatore” era l’ex dirigente della Digos Alessandro Perugini. La vicenda è stata cancellata perché Perugini ha risarcito 30mila euro e la denuncia è rientrata. Poi c’è stata un’altra condanna a un anno per falso. Oggi Perugini è un alto funzionario della Questura di Alessandria. Francesco Gratteri, all’epoca direttore dello Sco è diventato prima questore di Bari ed ora è responsabile della Direzione anticrimine centrale, il Dac: la Corte d’Appello di Genova lo ha condannato a quattro anni per falso. Giovanni Luperi all’epoca vice capo dell’Ucigos da cui dipendeva il controllo delle squadre Digos presenti al vertice del G8, è oggi capo del Dipartimento analisi dell’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna), l’ex Sisde: quattro anni per falso. Gilberto Caldarozzi, era il vice di Gratteri, poi ne ha preso il posto di direttore allo Sco, quindi è stato promosso questore per merito straordinario nel 2006 quando partecipò alla cattura di Bernardo Provenzano: tre anni e otto mesi per falso. Spartaco Mortola, era il capo della Digos di Genova, è stato quindi promosso a questore vicario di Torino e proprio poche settimane fa è diventato questore: 3 anni e 8 mesi per falso. Vincenzo Canterini, che nel 2001 guidava i reparti della celere è diventato ufficiale di collegamento con l’Interpol a Bucarest: cinque anni per falso in continuazione con le lesioni gravi.
E non ci sono soltanto i membri delle forze dell’ordine: Giacomo Toccafondi, uno dei dottori chiamati a rispondere civilmente per gli orrori della caserma di Bolzaneto, non ha avuto nessuna sanzione disciplinare. Anzi la sua Asl ha deciso di premiarlo. Difficile chiudere così la ferita ancora infetta del G8


martedì 24 aprile 2012

Finalmente

La petroliera Enrico Ievoli, sequestrata dai pirati il 27 dicembre scorso e condotta in un porto somalo, è stata rilasciata dai pirati. L’annuncio è stato dato dal ministro degli Esteri Giulio Terzi. “Stiamo molto bene, è tutto sotto controllo. L’equipaggio sta benissimo” sono state le prime parole del comandante Agostino Musumeci, riferite dall’armatore, che ha comunicato anche che la nave è già in rotta per l’Italia: “Ha lasciato le coste della Somalia e a bordo ci sono anche i militari italiani”.
Speriamo che torni libera anche Rossella Urru... prestissimo


Ringrazio tantissimo Cristiana  per questo gradito premio che passo volentieri a tutti voi

Qual è la tua rivista di moda preferita? Nessuna
Chi è il tuo cantante/band preferita? Ascolto molti indi per cui non saprei
Chi è la tua YouTube Guru preferita? ?????????????
Qual è il tuo prodotto make-up preferito? La matita nera per gli occhi
Dove ti piacerebbe vivere? A Napoli
Qual è il tuo film preferito? Non saprei...
Quante paia di scarpe possiedi? Poche e comode 
Qual è il tuo colore preferito? Il blu

lunedì 23 aprile 2012

Il vecchio e il mare



Qualche giorno fa mi è capitato sotto gli occhi “ Il vecchio e il mare” ed improvvisamente è tornata un po’ di nostalgia dell’insegnamento.
Or non è piú quel tempo e quell'età”, indi per cui non vi tedierò con i miei ricordi, ma concedetemi un brevissimo riassunto di questo stupendo libro per ragazzi… corredato da illustrazioni fatte a mano libera, sperando di non annoiarvi  troppo.
Il vecchio viveva in una piccola casupola nei pressi del mare, poco lontano dal paese in cui era nato. Nessuno sapeva molto di lui... era un vecchio marinaio...
Lo si vedeva in paese di rado e per non più di mezz’ora, giusto il tempo di rifornirsi dei pochi alimenti necessari al sostentamento del suo corpo magro e poco esigente. Non una parola oltre il necessario usciva dalla sua bocca.
Nessuno era però molto interessato alla sua compagnia e mai alcuno aveva manifestato l’intenzione di fargli visita; ma il vecchio marinaio non sembrava rammaricarsene, anzi, forse era proprio ciò che desiderava.
Chi s'affacciava dall’alto della scogliera, in qualsiasi momento della giornata, aveva la certezza di scorgere una sagoma immobile, quella della del vecchio marinaio, tra gli scogli, rivolta verso il mare. Solo i capelli, ancora folti nonostante l’età, candidi come la neve, si muovevano disordinatamente al soffio del vento e riflettevano vivacemente, in sincronia con le onde spumeggianti, i raggi solari.
Un ragazzino di una dozzina d’anni, il cui padre era scomparso in mare qualche anno prima, aveva preso la consuetudine di tenergli compagnia, in silenzio. Posava la sua borsa di tela piena di patelle, mitili e altri molluschi, frutto del suo lavoro di un’intera mattina, in una pozza d’acqua fresca e pulita e si sedeva a riposare a pochi passi dal vecchio, imitandolo nella contemplazione della distesa azzurra.
Il vecchio marinaio un giorno gli chiese di fargli visita...  pentendosene quasi subito 
Parlarono a lungo da allora, finché, un giorno, nessuno vide più, dall’alto della scogliera, la candida chioma del vecchio marinaio scompigliarsi alla brezza del mattino.
Fu il mare a farsi sentire, i flutti lo chiamarono, le onde fecero udire la loro voce, la spuma si spinse ai suoi piedi. “Vieni con noi”, dissero, “hai vissuto abbastanza e solo il riposo ti è dovuto. Hai guidato vascelli, lottato contro le tempeste, urlato contro la bonaccia, nuotato tra i flutti, pescato il grande tonno e il veloce pesce spada: non c’è cosa che tu non abbia fatto impegnando al massimo le tue forze, la tua intelligenza e il tuo cuore. Hai dato tutto al mare e il mare vuole ricompensarti: sciogli i tuoi capelli nella spuma, distendi le tue membra nel tepore delle acque e lasciati cullare. Ti porteremo dove nessun uomo è mai stato, ti guideremo dove la luce è più forte e dove il tempo non ha tempo per scorrere”.
Il ragazzo sapeva che sarebbe finita così: il vecchio glielo aveva detto. Prese allora la sua borsa di tela e corse sulla spiaggia a raccogliere mitili e patelle. Quando si sentì stanco, si sedette sullo scoglio del vecchio marinaio e, con un sorriso di felicità, lo ascoltò nel mare.




martedì 17 aprile 2012

Evviva


Maria Sandra Mariani, scomparsa il 2 febbraio 2011 durante un’escursione nel Sahara algerino, finalmente è libera

domenica 15 aprile 2012

Grazie a Maria Concetta Lazzaro


Ho ricevuto in dono questo bel lavoro di  Maria Concetta Lazzaro

Ringrazio infinitamente lei   e Carla Colombo

Vi chiedere chi è Maria Concetta Lazzaro?

Maria Concetta Lazzaro è una pittrice di grande sensibilità, esalta la bellezza della sua anima: sfumature, colori tenui e delicati, si alternano a toni più accesi. L’artista esegue il dipinto con una carica di profonda partecipazione, di grande spessore, arricchisce le sue opere di rilievi intensi.Cammina la spatola dando l’impressione che compia quasi una personale catarsi liberatoria da un’immagine reale, quasi a voler estirpare la realtà dalla sua espressione pittorica. Maria Concetta Lazzaro, autodidatta, con forza e genialità, ha voluto intraprendere il percorso dell’arte che in lei è innato, affinando le proprie conoscenze con lo studio, sperimentando tecniche e generi, quali la pittura su materiali naturali, come la pietra ed il tronco del ficodindia, dando a noi il piacere di poter ammirare l’arte da lei incisa. (Pupa Riggio Artista)

mercoledì 11 aprile 2012

Un viaggio


Ci sono scrittori in grado di arrivare al cuore delle persone e Paulo Coelho è uno di questi.
Paulo Coelho scrive e racconta le sue storie con la capacità di ricorrere all’intuito e alla sua natura più istintiva, e così facendo erompe una semplicità spontanea, una semplicità che, però, non è mancanza di saggezza.
Nell’Aleph, con questo romanzo, forse il più intimo, lo scrittore ritorna, con una straordinaria peregrinazione, alla ricerca di se stesso.
Al pari di Santiago, il pastorello de L’alchimista, Paulo sta vivendo una profonda crisi personale, “immaginavo che, arrivato a cinquantanove anni, mi sarei ritrovato in prossimità della tranquillità assoluta [...] Al contrario, credo di essere assai lontano da quell’obiettivo. Non mi sento mai davvero in pace”.
Lo spunto narrativo è quello di un viaggio in treno sulla Transiberiana.
Di per sé la scelta del viaggio vuole smuovere le acque stagnanti della palude interiore alla ricerca di una brezza che scacci l’aria appestata. In realtà, l’avventura che lo porterà a percorrere migliaia di chilometri da ovest a est finisce per rappresentare una nuova presa di coscienza.
Per caso, anche se per Coelho nulla è per caso, egli incontra Hilal, una giovane e talentuosa violinista che ha amato cinquecento anni prima, ma che ha tradito, con un gesto di viltà, così grave, da impedirgli di raggiungere la felicità in questa vita. Insieme iniziano un percorso mistico, nel tempo e nello spazio, che li porta più vicino all’amore e al perdono.
Che cosa scoprirà il nostro eroe alla fine del suo percorso?
Che gli errori del passato non si cancellano.
Che il passato continua a esistere in noi sotto forma di ricordi e suggestioni... e che se guardiamo ai nostri errori con occhi comprensivi e con la disposizione a chiedere perdono, in primo luogo a noi stessi, facciamo già molto per medicare le nostre ferite.
Per cambiare la propria vita e il proprio futuro, non si può prescindere da una riconciliazione con il passato, anche se questo fosse stato in una vita precedente.

Stralci di  Aleph

"Da molto tempo, ho appreso che posso curare le mie ferite solo quando ho il coraggio di affrontarle. E ho imparato anche a perdonarmi e a correggere i miei errori."

"Non è quello che hai fatto nella tua vita passata a influenzare il presente, ma è ciò che fai nel presente che redimerà il passato e logicamente cambierà il futuro."

Siete d'accordo con queste affermazioni?

giovedì 5 aprile 2012



Gesù risorge.

Lo puoi trovare ora

In ogni uomo:

in chi soffre e lotta

per la libertà,

in chi soffre e lotta

per difendere la pace

nell’amico

che ti stringe la mano,

in chi cerca

l’amore degli uomini.

Hardy Tentle



mercoledì 4 aprile 2012

Liberate Rossella Urru



«Potrebbe essere il momento giusto per la liberazione di Rossella Urru e Maria Sandra Mariani, probabilmente prigioniere nel Mali settentrionale o in qualche zona franca contigua», a sostenerlo è padre Giulio Albanese, fondatore dell’agenzia Misna e quindi profondo conoscitore delle diverse realtà africane ed editorialista del quotidiano Avvenire. I ribelli del nord del Mali, tuareg, jihadisti ed ex mercenari della guerra di Libia, stanno consolidando militarmente le proprie posizioni e cercando legittimazione per un progetto di autonomia politica in quell’area dell’Africa. «Se ora rilasciassero le due ragazze italiane e i cooperanti spagnoli – ha aggiunto padre Albanese – i ribelli potrebbero ottenere una credibilità concreta e una visibilità ancora maggiore». Tratto da www.castedduonline.it