Nonni baby-sitter, autisti, cuochi, insegnanti, narratori,
pescatori, ciclisti, sciatori, esperti di carte e giochi di prestigio, di
storie e di segreti, nonni angeli custodi in grado di stabilire relazioni di
reciprocità e complementarietà, veramente, profondi e commoventi.
sabato 8 marzo 2014
martedì 4 marzo 2014
sabato 1 marzo 2014
Buon Carnevale
Il
Carnevale
Il
girotondo delle maschere
G.
Gaida
E'
Gianduia torinese
Meneghino
milanese.
Vien
da Bergamo Arlecchino
Stenterello
è fiorentino.
Veneziano
è Pantalone,
con
l'allegra Colombina.
Di
Bologna Balanzone,
con
il furbo Fagiolino.
Vien
da Roma Rugantino:
Pur
romano è Meo Patacca.
Siciliano
Peppenappa,
di
Verona Fracanappa
e
Pulcinella napoletano.
Lieti
e concordi si dan la mano;
vengon
da luoghi tanto lontani,
ma son fratelli, sono
italiani
La storia dei coriandoli.
Durante le sfilate di carrozze, tipiche di molte città,
venivano gettati sulla folla mascherata granoturco ed arance, fiori, gusci
d'uovo ripieni di essenze profumate, monete..
A partire dal XVI secolo, con i frutti del coriandolo,
rivestiti di zucchero, si iniziarono a produrre dei confettini profumati, fatti
apposta per essere lanciati dall' alto dei carri mascherati o da balconi e
finestre.
Questa usanza, piuttosto costosa, cadde in disuso. I
confetti bianchi vennero gradualmente sostituiti da piccole pallottole, di
identico aspetto, ma fatte di gesso.
Pare che a Milano, nel XIX secolo, si cominciò a tirare
qualcosa di diverso: minuscoli dischetti di carta bianca che al minimo refolo
di vento si sollevavano in aria, come se una nevicata ricoprisse i carri che
sfilavano.
Narra la leggenda che la geniale trovata fosse dell'ingegner
Enrico Mangili, che aveva pensato di usare i dischetti di scarto dei fogli
bucherellati che si usavano come lettiere per i bachi da seta. Presto la folla
li cominciò a chiamare con il nome con cui ancora oggi li conosciamo:
coriandoli.
I coriandoli cominciarono ad essere prodotti a livello
industriale e non più come materiale di scarto, utilizzando anche carta
colorata.
venerdì 28 febbraio 2014
Gomorra
Gomorra, scritto da Roberto
Saviano (Strade Blu, Mondadori, pagg 336 euro 15,50), ha il grande merito di
raccontare la camorra, ma anche il capitalismo globale, dal di dentro, con gli
occhi dell'uomo del sud che con il suo motorino gira per le frontiere della
grande Napoli e vive, conosce, a volte partecipa, alle manovre del crimine
organizzato, che spesso mostra un'efficienza industriale da fare invidia ai
grandi capitani di industria americani. Saviano cita molte fonti, dati, ma è
l'esperienza diretta che rende questo libro speciale e l'urlo strozzato di
rabbia con cui chiude l'ultimo capitolo è una sfida non solo alla camorra, ma
anche e sopratutto all'omertà dei campani e al mondo cosiddetto
"legale", "perbene", che mostra purtroppo fin troppi legami
di affari con le mafie.
Il libro è diviso in capitoli che
analizzano le diramazioni degli affari della camorra, nel napoletano e in giro
per il mondo, evidenziando la grande capacità imprenditoriale e di mediazione
della criminalità organizzata campana, senza dimenticare il sottostrato di
estrema violenza che la caratterizza.
giovedì 27 febbraio 2014
Buongiorno
Buongiorno a chi si sveglia ed
allunga una mano, sperando di toccare la persona che ha sognato stanotte. A chi
lascia il sogno del cuore sotto al cuscino per poi ritrovarlo puntualmente alla
sera. A chi si affeziona ai sogni, quando non può avere accanto la persona
sognata. A chi lascia per sempre uno spazio nel cuore per quella persona, ché
nella vita non si sa mai... Buongiorno a chi ha realizzato invece il suo sogno,
ci dorme accanto, lo stringe a sé la notte e lo bacia al mattino. A chi
finalmente è felice !
martedì 25 febbraio 2014
Le migliori
Ci sono cose che io chiamo: "le migliori". Esse
appartengono a quella sfera di piccole cose di cui non puoi fare a meno. Si,
proprio quelle che quotidianamente lasciano quel senso di pienezza nel cuore.
Un semplice buongiorno, un abbraccio, un sorriso e l'amore di quella cosa
straordinaria chiamata famiglia. Ecco, queste sono le cose
"migliori"!
giovedì 20 febbraio 2014
Io non ho paura
Siamo
nella campagna italiana del Sud, in un piccolissimo paese collocato in un'area
geografica indefinita, Acqua Traverse, composto da una manciata di case: "quattro
case in tutto" se si esclude un grande casale dell'Ottocento, senza una
piazza, senza altre strade oltre a quella centrale. Quattro case tra i campi di
grano, nell’estenuante estate 1978; i ragazzini sono a casa: la scuola è chiusa
per le vacanze estive. È una piccola banda di bambini quella che si aggira nei
campi di Acqua Traverse, hanno età che varia dai 5 ai 12 anni. Michele è uno di
questi ed è la voce narrante che ci racconta questa bella storia, di quando aveva
nove anni. Suo padre, un camionista che vuole cambiare vita, sua madre casalinga
molto bella e corteggiata e la sorellina, Maria, è la più piccola del gruppo (che
Michele deve quasi sempre trascinarsi appresso). Tra i giochi organizzati
insieme per passare il tempo vi erano anche lunghe pedalate nella campagna,
alla ricerca di forti emozioni. Una di queste "escursioni" porta
Michele all'interno di una casa abbandonata e diroccata che la
"banda" non aveva mai visto, lontana dal paese, dietro una grande
collina. All'interno di questo edificio pericolante avverrà l'incontro con un
personaggio determinante della storia, un coetaneo che era stato rapito dai
grandi del paese, compresi gli amati genitori del protagonista, e seppellito
vivo in un buco. Da quel giorno a seguire i due ragazzi iniziano a fare
amicizia, incontrandosi di nascosto e parlando, a volte, di cose assurde. Tra i
ragazzini del paese Michele aveva un grande amico: Salvatore. Michele scopre la
tresca dei grandi e la confida a Salvatore... ma la sua fiducia viene tradita!
Salvatore spiffera la storia al prepotente del paese, Felice, in cambio di un
giro in macchina. Michele viene scoperto da Felice, durante una visita a
Filippo, e deve giurare al padre che non l’avrebbe più rivisto. Per Michele non
è facile cancellare così un’amicizia e quando i grandi decidono di uccidere Filippo,
lui corre al rifugio per liberarlo, donando la libertà a Filippo anziché
tenersi la sua… sarà poi il padre che, per sbaglio, gli sparerà. Anticipatamente
Michele dichiara di avere compiuto diciannove anni e di raccontare quella
storia di dieci anni prima, chiarendoci
che non morirà a seguito dello sparo. Ammaniti ha descritto un momento non
lontano, ma quasi senza tempo, con la capacità di sensazioni comuni: quelli
dell'infanzia, delle estati con gli amici, dei giochi in compagnia, dei litigi,
dei rapporti con i genitori. La normalità vista con gli occhi di un bambino…
lunedì 17 febbraio 2014
sabato 15 febbraio 2014
venerdì 14 febbraio 2014
Buon San Valentino
Perché il 14 febbraio giorno di San Valentino è la festa degli innamorati? Da cosa nasce il gran numero di fiori, baci, cuori e cioccolatini che ci scambiamo in questi giorni?
Le storie intorno a questa festa sono molte ma pare che non tutte abbiano a che fare con il santo in questione. Una delle leggende infatti fa risalire la festa a una tradizione anglosassone “del ritorno a casa”.
I pescatori di merluzzi e i cacciatori di balene americani all’inizio del secolo scorso si misero d’accordo per rientrare tutti assieme nei porti nello stesso giorno dando quell’unico giorno appuntamento ai compratori provenienti da ogni luogo della terra. In questa maniera nessuno arrivava in anticipo con le primizie. Al ritorno non avrebbero trovato solo i compratori ma anche le loro amate e avrebbero consegnato i ‘sailor’s valentines’ conchiglie incise, ricamini, intagli in legno, piccoli regali fatti a mano.
Un’altra leggenda racconta che un giovane soldato romano di nome Sabino si innamorò di una bellissima ragazza di nome Serapia e la chiese in sposa.
Ma lei era cristiana e i suoi parenti non vollero acconsentire al matrimonio perché Sabino era pagano. Il giovane molto innamorato si fece istruire e battezzare per amore di Serapia. Mentre si preparava alla nuova religione la sua amata si ammalò gravemente.
Sabino disperato chiese l’intervento del santo vescovo dicendogli che vivere senza Serapia sarebbe stato per lui un inutile e insopportabile martirio.
San Valentino alzò le mani e la voce a Dio e un sonno beatificante unì per l’eternità i due innamorati.
Un’altra leggenda narra invece che Valentino era innamorato della figlia del suo carceriere (alla quale aveva miracolosamente ridato la vista), e prima di essere decapitato inviò un messaggio di addio alla ragazza che si chiudeva con le parole “dal tuo Valentino”. Da questa leggenda e questa frase nascono dunque le frasi usate in questa occasione “Sii il mio Valentino” e simili.
Molto nota e invece la leggenda della Rosa della Riconciliazione. Pare che San Valentino avesse un bellissimo giardino. Un giorno udì due giovani fidanzati litigare nei pressi del suo giardino, gli andò incontro sorridendogli e porgendogli una rosa, calmando così gli animi. I due fidanzati tornarono dal vescovo Valentino per far benedire il proprio matrimonio, dando il via all’usanza. Ecco perché a San Valentino si regalano le rose.
E se tra le leggende vogliamo tornare più indietro c’è quella che racconta che la festa venne istituita nel 496 d.C. da Papa Gelasio con lo scopo di porre fine ad un popolare rito pagano per la fertilità in voga in quegli anni. Tale rito, in onore del dio Lupercus, veniva celebrato annualmente sin dal IV secolo a.C. e prevedeva che i nomi di alcuni uomini e donne venissero riposti all’interno di un’urna. Un bambino provvedeva poi ad estrarli a sorte, determinando delle coppie che avrebbero dovuto vivere in intimità fino al ripetersi del rito. Secondo le credenze dell’epoca, in tal modo si garantiva fertilità alla popolazione.
Ed è così che i fondatori della Chiesa cercarono di trovare un santo da sostituire al dio Lupercus nella tradizione popolare, istituendo un’apposita “festa degli innamorati”. La scelta cadde su Valentino, un vescovo martirizzato circa duecento anni prima.
Un ultima curiosità. Volete sapere quale è stato il regalo d’amore più grande al mondo? ll palazzo Taj Mahal, in India, costruito dall’imperatore Shanjahan per ricordare la moglie, morta durante il parto. ( dal web )
mercoledì 12 febbraio 2014
Voglia di .....
Quest'inverno non ho sferruzzato neanche un pò... ho avuto altre cose...
Ora mi è venuta improvvisa la voglia di fare una maglia a mia figlia. Sferruzzare mi rilassa molto... comunque non sono una cima... mi arraggio e spesso faccio degli errori e poi devo sfilare e rimediare.
Queste maglie sono belline tutte e due, ma non so quale,... mi aiutate a scegliere???
domenica 9 febbraio 2014
Chiacchiere
Oggi mi è venuta la voglia di un pò di chiacchiere
Questa ricetta è quella di mia mamma....
Qualcuna è un po' scettica per la presenza dell'aceto, ma una volta provata è sfiziosa)...è proprio questo che da quel tocco in più :)
Ingredienti:
Per ogni uovo: 1 cucchiaio di zucchero, 1 cucchiaio di olio e 1 cucchiaio di aceto
Farina q.b.
Scorza di limone grattug.
1 pizzico di sale
Olio di arachidi (per friggere)
Procedimento:
Farina a fontana, al centro tutti gli ingredienti ed impastare fino ad avere un impasto sodo.
Lasciare riposare 15-30 minuti avvolto in pellicola.
Passare alla macchinetta della pasta arrivando almeno fino al numero 6 (più sono sottili più sono buone).
Ricavare le forme più svariate e friggere in olio abbondante.
Cospargere di zucchero a velo.
Siete tutte invitate
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