sabato 3 gennaio 2015
giovedì 1 gennaio 2015
martedì 30 dicembre 2014
Nuovo vecchio
Chiuderò questo libro... e... congelerò tutto quello che di brutto.
Aprirò un nuovo libro e ci metterò speranze, positività, e voglia di fare.
lunedì 29 dicembre 2014
Viola.....una fiaba per i bambini
Una mattina, al Polo Nord, l'orso bianco fiutò nell'aria un odore insolito e lo fece notare all'orsa maggiore (la minore era sua figlia):
- Che sia arrivata qualche spedizione?
Furono invece gli orsacchiotti a trovare la viola. Era una piccola violetta mammola e tremava di freddo, ma continuava coraggiosamente a profumare l'aria, perché quello era il suo dovere.
- Mamma, papà, - gridarono gli orsacchiotti.
- Io l'avevo detto subito che c'era qualcosa di strano, - fece osservare per prima cosa l'orso bianco alla famiglia. - E secondo me non è un pesce.
- No di sicuro, - disse l'orsa maggiore, - ma non è nemmeno un uccello.
- Hai ragione anche tu, - disse l'orso, dopo averci pensato su un bel pezzo.
Prima di sera si sparse per tutto il Polo la notizia: un piccolo, strano essere profumato, di colore violetto, era apparso nel deserto di ghiaccio, si reggeva su una sola zampa e non si muoveva. A vedere la viola vennero foche e trichechi, vennero dalla Siberia le renne, dall'America i buoi muschiati, e più di lontano ancora volpi bianche, lupi e gazze marine. Tutti ammiravano il fiore sconosciuto, il suo stelo tremante, tutti aspiravano il suo profumo, ma ne restava sempre abbastanza per quelli che arrivavano ultimi ad annusare, ne restava sempre come prima.
- Per mandare tanto profumo, - disse una foca, - deve avere una riserva sotto il ghiaccio.
- Io l'avevo detto subito, - esclamò l'orso bianco, - che c'era sotto qualcosa.
Non aveva detto proprio così, ma nessuno se ne ricordava.
Un gabbiano, spedito al Sud per raccogliere informazioni, tornò con la notizia che il piccolo essere profumato si chiamava viola e che in certi paesi, laggiù, ce n'erano milioni.
- Ne sappiamo quanto prima, - osservò la foca. - Com'è che proprio questa viola è arrivata proprio qui? Vi dirò tutto il mio pensiero: mi sento alquanto perplessa.
- Come ha detto che si sente? - domandò l'orso bianco a sua moglie.
- Perplessa. Cioè, non sa che pesci pigliare.
- Ecco, - esclamò l'orso bianco, - proprio quello che penso anch'io.
Quella notte corse per tutto il Polo un pauroso scricchiolio. I ghiacci eterni tremavano come vetri e in più punti si spaccarono. La violetta mandò un profumo più intenso, come se avesse deciso di sciogliere in una sola volta l'immenso deserto gelato, per trasformarlo in un mare azzurro e caldo, o in un prato di velluto verde. Lo sforzo la esaurì. All'alba fu vista appassire, piegarsi sullo stelo, perdere il colore e la vita.
Tradotto nelle nostre parole e nella nostra lingua il suo ultimo pensiero dev'essere stato pressapoco questo:
- Ecco, io muoio... Ma bisognava pure che qualcuno cominciasse... Un giorno le viole giungeranno qui a milioni. I ghiacci si scioglieranno, e qui ci saranno isole, case e bambini.
sabato 27 dicembre 2014
Preghiera alla famiglia di Nazareth
Piccolo Fanciullo di Nazareth
che vivi nel silenzio, nella pace, nell'umiltà,
scendi in me e dammi la dolcezza,
il silenzio, la pace e l'umiltà;
fa che io ami le piccole cose
i fanciulli, i tuoi sentimenti, la tua casa;
che io lavori con te sotto i tuoi occhi, nel tuo amore;
che io non ti perda di vista,
che io viva, che io pensi, che io parli
come se tu fossi davanti a me,
con a fianco Maria e Giuseppe.
Fa che io ami una casa piccola,
con la dolcezza, con l'ordine,
con la modestia e il sollievo
che viene dall'umiltà.
Dammi la pace, la giovinezza, la calma,
la fanciullezza, la piccola casa,dammi Nazareth.
lunedì 22 dicembre 2014
domenica 21 dicembre 2014
La leggenda del panettone
Si narra che alla vigilia di Natale, nella corte del Duca
Ludovico il Moro, Signore di Milano, si tenne un gran pranzo.
Per quell’occasione il capo della cucina aveva predisposto
un dolce particolare, degno di chiudere con successo il fastoso banchetto.
Purtroppo, quel dolce così atteso, si era bruciato durante la cottura; il
panico colse l’intera cucina: i cucinieri erano avviliti ed impauriti, temendo
chissà quali punizioni da parte del Duca.
Ecco allora che un piccolo sguattero della cucina, di nome
Toni, si avvicina al capo cuoco e con un filo di voce gli dice che ha
realizzato, per sé e per i suoi amici, un nuovo dolce con gli avanzi
dell’impasto del dolce bruciato. Niente di che, vi ha aggiunto delle uova,
zucchero, un po’ di uvetta e cedro candito. Se voleva poteva portarlo in
tavola.
Il capo cuoco, non avendo altro da scegliere, decise di
rischiare il tutto per tutto, servendo l’unico dolce che aveva a disposizione.
Un “pane dolce” inconsueto fu presentato agli invitati del Duca, profumato di
frutta candita e burro, con una cupola ben brunita, fu accolto da fragorosi
applausi e, in un istante, andò a ruba. Un coro di lodi si levò unanime e gli
ospiti chiesero al padrone di conoscere il nome e l’autore di questo
straordinario pane dolce. Toni si fece avanti dicendo di non avergli ancora
dato nessun nome.
Il Duca allora lo battezzò con il nome del suo creatore e da
quel momento tutti mangiano e festeggiano con il “pan del Toni”, ossia il panettone,
famoso ormai in tutto il mondo.
Si narra che alla vigilia di Natale, nella corte del Duca
Ludovico il Moro, Signore di Milano, si tenne un gran pranzo.
Per quell’occasione il capo della cucina aveva predisposto
un dolce particolare, degno di chiudere con successo il fastoso banchetto.
Purtroppo, quel dolce così atteso, si era bruciato durante la cottura; il
panico colse l’intera cucina: i cucinieri erano avviliti ed impauriti, temendo
chissà quali punizioni da parte del Duca.
Ecco allora che un piccolo sguattero della cucina, di nome
Toni, si avvicina al capo cuoco e con un filo di voce gli dice che ha
realizzato, per sé e per i suoi amici, un nuovo dolce con gli avanzi
dell’impasto del dolce bruciato. Niente di che, vi ha aggiunto delle uova,
zucchero, un po’ di uvetta e cedro candito. Se voleva poteva portarlo in
tavola.
Il capo cuoco, non avendo altro da scegliere, decise di
rischiare il tutto per tutto, servendo l’unico dolce che aveva a disposizione.
Un “pane dolce” inconsueto fu presentato agli invitati del Duca, profumato di
frutta candita e burro, con una cupola ben brunita, fu accolto da fragorosi
applausi e, in un istante, andò a ruba. Un coro di lodi si levò unanime e gli
ospiti chiesero al padrone di conoscere il nome e l’autore di questo
straordinario pane dolce. Toni si fece avanti dicendo di non avergli ancora
dato nessun nome.
Il Duca allora lo battezzò con il nome del suo creatore e da
quel momento tutti mangiano e festeggiano con il “pan del Toni”, ossia il panettone,
famoso ormai in tutto il mondo.
venerdì 19 dicembre 2014
Tra poco.....
Il Natale è 'la celebrazione annuale di valori come amore e famiglia. Per questo è veramente bello ed è possibile trovare con noi i regali di Natale e perfetti che delizieranno grandi e piccini: Idee per i regali divertenti e insoliti per i vostri familiari, amici e tutti coloro che sono interessati a qualcosa o che hanno già tutto.
La leggenda dell’agrifoglio
La leggenda sull'origine dell'agrifoglio, la pianta spinosa dalle bacche rosse, che si offre in segno di augurio...
Un piccolo pastore si svegliò, all’improvviso, nel cuore della notte. In cielo c’era una luce nuova: una luce mai vista a quell’ora. Il pastorello, impaurito, lasciò l’ovile, e corse verso il bosco: e lì, nel campo aperto, sotto una bellissima volta celeste, udì dall’alto il canto soave degli Angeli, che annunziavano la lieta novella della nascita di Cristo.
A quella vista il pastorello si tranquillizzò.
Intanto, cominciava a sopraggiungere molta gente e tutti, a passi affrettati, si dirigevano verso una grotta.
- Dove andate? – chiese il pastorello.
- Non lo sai? – rispose una giovane donna - È nato il figlio di Dio: è sceso quaggiù per aprirci le porte del Paradiso.
Il pastorello pensò di unirsi alla comitiva: anch’egli voleva vedere il Figlio di Dio. A un tratto, si accorse che tutti recavano un dono, soltanto lui non aveva nulla da portare a Gesù. Triste e sconvolto, ritornò verso le sue pecore.
- Non ho nulla, nemmeno un fiore! Che cosa si può donare quando si è così poveri?
Mentre pensava queste cose, i suoi piedi nudi furono punti da spine. - Ahi! – esclamò e si fermò si fermò a guardare in terra: - Oh, un arbusto ancor verde!
È una pianta di agrifoglio, dalle foglie lucide e spinose!
Il coro di Angeli sembrava avvicinarsi, c’era tanta festa attorno. Come resistere al desiderio di correre dal Santo Bambino anche se non si ha nulla da offrire?
Ebbene, il pastorello prese il ramo di agrifoglio e si avviò alla Divina capanna… quello era il suo omaggio.
Giunto alla grotta, si avvicinò felice e confuso al bambino sorridente che sembrava aspettarlo.
Ma che cosa accadde? Le gocce di sangue delle sue mani, ferite dalle spine, si trasformano in rosse palline, che si posarono sui verdi rami dell’arbusto che aveva raccolto per Gesù.
Al ritorno, un’altra sorpresa attese il pastorello: nel bosco, tra le lucenti foglie dell’agrifoglio, era tutto un rosseggiare di bacche vermiglie.
giovedì 18 dicembre 2014
La Certosa di San Martino
La Certosa di San Martino fu costruita a partire dal 1325 secondo il modello delle fondazioni certosine.
Consacrata nel 1368, venne dedicata a San Martino, a San Bruno, alla Vergine e a tutti i Santi. La primitiva ‘veste’ gotica dovuta all’architetto e scultore senese Tino di Camaino subisce le prime trasformazioni nel corso del XV e XVI secolo, quando hanno inizio i lavori di ampliamento per opera dell’architetto toscano Giovanni Antonio Dosio.
Dal 1623 sino al 1656 si registra l’intervento dell’architetto bergamasco Cosimo Fanzago, protagonista indiscusso della regia della decorazione e della nuova configurazione architettonica barocca; per tutto l’arco del Seicento si avvicendano nel cantiere le maggiori personalità artistiche del tempo, tra cui Battistello Caracciolo, Jusepe Ribera e Giovanni Lanfranco.
domenica 14 dicembre 2014
San Gregorio Armeno
Via San Gregorio Armeno è la celebre strada degli artigiani del presepe, famosa in tutto il mondo per le innumerevoli botteghe artigiane dedicate all’arte presepiale. La via e le botteghe possono essere visitate durante tutto l’anno ed il visitatore è così ricondotto ogni volta alla magica atmosfera natalizia. Per ogni famiglia napoletana, il Natale a Napoli è anche una visita “a San Gregorio Armeno”: una tappa obbligatoria prima di intraprendere la costruzione o l’ampliamento del proprio presepe.
Gesù velato a Napoli
Gesù velato
Situato nel cuore del centro antico di Napoli, il Museo Cappella Sansevero è un gioiello del patrimonio artistico internazionale. Creatività barocca e orgoglio dinastico, bellezza e mistero s'intrecciano creando qui un'atmosfera unica, quasi fuori dal tempo.
Tra capolavori come il celebre Cristo velato, la cui immagine ha fatto il giro del mondo per la prodigiosa "tessitura" del velo marmoreo, meraviglie del virtuosismo come il Disinganno ed enigmatiche presenze come leMacchine anatomiche, la Cappella Sansevero rappresenta uno dei più singolari monumenti che l'ingegno umano abbia mai concepito.
Un mausoleo nobiliare, un tempio iniziatico in cui è mirabilmente trasfusa la poliedrica personalità
del suo geniale ideatore: Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero.
Nell’ambito dell’edizione 2014 di “Tu Scendi dalle Scale”, l’Associazione Culturale del suo geniale ideatore: Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero.
Il Centro Antico e rappresenta tuttora, senza alcuna variazione di rilievo , l'impianto urbano della Napoli greco-romana, scandito dai tre lunghe strade parallele, dette Decumani, e dai numerosi "cardines", piccole stradine che dividono la zona in un fitto reticolato. Questo è un tessuto urbano frequentato e vissuto ininterrottamente da oltre 25 secoli, dove le testimonianze di pura archeologia sono frequenti, talvolta a cielo aperto, o altre sotto il livello stradale, come il caso rispettivamente, delle Mura Greche in Piazza Bellini e degli Scavi di San Lorenzo Maggiore. Il Decumano Maggiore si sviluppa lungo Via Tribunali, la quale fronteggia alla sua estremità Castel Capuano, lungo questa strada troveremo cose interessanti come: le due colonne di San Paolo Maggiore provenienti dal Tempio dei Diòscuri; un forno di Vico Panettieri, locale che risale all'epoca di Nerone; un'intera zona dell'antica città nel sottosuolo di San Lorenzo Maggiore mentre nel sottosuolo del Duomo c'è un'area archeologica di grande interesse, il Pronao di San Gregorio Armeno dove si esibisce tuttora l'ara del Tempio di Cerere. I muri e i cortili delle case mostrano qua e là il reticolato e il laterizio romano. Una passeggiata lungo il Decumano Maggiore si rivelerà interessante anche perché nella zona si trovano anche "stratificazioni" di epoche posteriori, dal Medioevale al Rococò.
di Napoli, parte del più vasto Centro Storico che l'UNESCO ha dichiarato nel 1997 "Patrimonio Mondiale dell'Umanità",
lunedì 8 dicembre 2014
sabato 6 dicembre 2014
Santa Claus
Di solito, Babbo Natale viene rappresentato come un anziano signore corpulento, gioviale e occhialuto, vestito di un costume rosso con inserti dipelliccia bianca, con una lunga barba anch'essa bianca. La sera della vigilia di Natale sale sulla sua slitta trainata da renne volanti e va di casa in casa per portare i regali ai bambini, che tiene tutti in un enorme sacco. Per entrare nelle case si cala dal comignolo, sbucando quindi nel caminetto, e lascia i doni sotto l'albero di Natale. Durante il resto dell'anno si occupa della costruzione dei giocattoli con la Signora Natale ed i suoi aiutanti elfi[33], anche se nelle rappresentazioni più moderne, il laboratorio di Babbo Natale somiglia più ad un centro di smistamento di giocattoli confezionati che a un'officina dove vengono costruiti.
Strettamente legate alle rappresentazioni di Babbo Natale sono quelle del personaggio russo di Nonno Gelo ("Дeд Мороз" Ded Moroz), che porta i regali ai bambini ed è vestito con un cappotto azzurro. È aiutato dalla nipotina bionda Снегурочка (Sneguročka), tiene con sé un lungo scettro e la sua slitta è trainata da 3 cavalli anziché renne. Porta i regali il 31 dicembre e la sua residenza si trova a Veliky Ustyug in Russia. Tale figura è presente in tutto il blocco ex-sovietico e soltanto recentemente, forse per uniformarlo con Babbo Natale, viene rappresentato con la giacca rossa, stivali di pelliccia[34]. Gran parte dell'iconografia di Babbo Natale sembra derivare dalla figura di Ded Moroz, soprattutto attraverso il suo equivalente tedesco Väterchen Frost.
A causa di alcuni tratti decisamente fuori dal comune del comportamento di Babbo Natale (come la capacità di recapitare, in una sola notte, i regali a tutti i bambini del mondo che credono in lui volando su una slitta, quella di infilarsi nei comignoli e di entrare dal camino anche nelle case senzacaminetto, la presunta immortalità ed il possesso di renne volanti), le sue azioni vengono spiegate anche con il ricorso alla magia.
Strettamente legate alle rappresentazioni di Babbo Natale sono quelle del personaggio russo di Nonno Gelo ("Дeд Мороз" Ded Moroz), che porta i regali ai bambini ed è vestito con un cappotto azzurro. È aiutato dalla nipotina bionda Снегурочка (Sneguročka), tiene con sé un lungo scettro e la sua slitta è trainata da 3 cavalli anziché renne. Porta i regali il 31 dicembre e la sua residenza si trova a Veliky Ustyug in Russia. Tale figura è presente in tutto il blocco ex-sovietico e soltanto recentemente, forse per uniformarlo con Babbo Natale, viene rappresentato con la giacca rossa, stivali di pelliccia[34]. Gran parte dell'iconografia di Babbo Natale sembra derivare dalla figura di Ded Moroz, soprattutto attraverso il suo equivalente tedesco Väterchen Frost.
A causa di alcuni tratti decisamente fuori dal comune del comportamento di Babbo Natale (come la capacità di recapitare, in una sola notte, i regali a tutti i bambini del mondo che credono in lui volando su una slitta, quella di infilarsi nei comignoli e di entrare dal camino anche nelle case senzacaminetto, la presunta immortalità ed il possesso di renne volanti), le sue azioni vengono spiegate anche con il ricorso alla magia.
martedì 2 dicembre 2014
lunedì 1 dicembre 2014
domenica 2 novembre 2014
Novembre
Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. E' l'estate
fredda, dei morti.
G. Pascoli
L'immagine di una giornata soleggiata... nel mese di novembre... durante la cosiddetta "estate di S. Martino". Una bella giornata autunnale... la luce del sole e l'aria limpida... danno per un istante... l'illusione che sia primavera. Ma subito ci si rende conto che le piante sono secche e spoglie... che tutto intorno è vuoto è silenzio e silenzio... non ci sono i rumori gioiosi della vita La dolcezza dell'infanzia e della giovinezza dura poco e presto si rivela essere un'illusione. Sulla vita dell'uomo incombono tristezza... silenzio e morte.
sabato 1 novembre 2014
Ognissanti
La festa di tutti i Santi è una
tradizione che affonda le sue radici nell'antichità. La sua vicinanza con la
commemorazione dei defunti non è un caso, essendo motivata da credenze
religiose. La sua istituzione come giorno festivo risale alla Costituzione
italiana
Già la cristianità primitiva era solita
celebrare feste in onore dei Santi: i primi resoconti scritti risalgono a
Tertulliano e a Gregorio di Nizza (223-395 d.C.), ma solo le pagine scritte da
Sant’ Ephraem, morto nel 373 d.C., danno una sicura testimonianza della
"festa celebrata in onore dei martiri della terra" il giorno 13
maggio.
La festa, dunque, nacque nel nord
Europa e giunse a Roma il 13 maggio del 609 d.C., quando Papa Bonifacio IV
dedicò il Pantheon di Roma alla Vergine Maria e a tutti i martiri.
Le ragioni dello spostamento della data
al primo novembre non sono certe: sembra che fin dall’800 d.c. Alcuino,
consigliere di Carlo Magno, decise di stabilire la santissima solennità di
tutti i Santi in questa data e di celebrarla con una festa di tre giorni. In
questo modo, la Chiesa voleva cristianizzare la festa pagana del Capo d'anno
del popolo Celtico, che cadeva ai primi di novembre.
Nel tentativo di far perdere
significato ai riti legati alla festa di Samhain, nell'anno 835 Papa Gregorio
Magno spostò la festa di Ognissanti, dedicata a tutti i Santi del Paradiso, dal
13 maggio al primo novembre, come avveniva già da tempo in Francia. Lo stesso
Papa Gregorio III fece costruire all'interno della Basilica Vaticana la
cappella di Ognissanti. In inglese la festa di "Ognissanti" si chiama
"All Hallows' Day"; la vigilia del giorno di Ognissanti, cioè il 31
ottobre, si chiama All Hallow' Eve. Queste parole si sono trasformate prima in
"Hallows' Even", e da lì ad Halloween il passo è stato breve.
Nonostante i tentativi della Chiesa Cristiana di eliminare i riti pagani,
Halloween è rimasta una festa legata al mistero, alla magia, al mondo delle
streghe e degli spiriti.
La stretta associazione con la
commemorazione dei defunti, celebrata il giorno successivo, fu istituita solo
nel 998 d.C.: si pensava che i morti entrassero in comunicazione coi vivi.
Così, l’abate Odilone di Cluny diede disposizioni per celebrare il rito dei
defunti a partire dal vespro del primo novembre. Il giorno seguente era invece
commemorato con un'eucarestia offerta al Signore, "pro requie omnium
defunctorum", un'usanza che ben presto si diffuse in tutta l'Europa
cristiana e che fu ufficialmente istituzionalizzata da Papa Gregorio IV. Fu
Papa Sisto IV, nel 1474, che rese obbligatoria la solennità in tutta la Chiesa
d'Occidente, per celebrare la comunione tra la Chiesa gloriosa e la Chiesa
ancora pellegrinante e sofferente.
Il 1° giugno 1949, la Costituzione
italiana inserisce il giorno di Ognissanti tra quelli considerati
"festivi, agli effetti della osservanza del completo orario festivo e del
divieto di compiere determinati atti giuridici".
Come l’Italia, anche altri paesi
europei come l’Austria, il Belgio, la Spagna, la Francia, la Grecia, il
Lussemburgo hanno istituito ufficialmente questa celebrazione.
Autore della foto: www.wga.hu tramite
Wikimedia Commons
Aggiornato il 29/10/2014
Capodanno celtico
Cristianesimo
festeggia nella stessa notte i Santi, una sorta di incrocio con le religioni
pagane, infatti secondo le credenze celtiche, durante la festa del Samhain, i
morti avrebbero potuto ritornare nei luoghi che frequentavano mentre erano in
vita e in quel giorno celebrazioni gioiose vengono tenute in loro onore.
Samhain
Anche la festa anglosassone di
Halloween ha origine da queste credenze celtiche, infatti la parola Halloween
deriva da “All Hallows Eve” cioè “notte di tutti gli spiriti”.
Il frutto autunnale per eccellenza è la
zucca e nella tradizione di Halloween si vedono queste zucche intagliate con
volti raccapriccianti e al suo interno un lumino, ma perché quest’usanza? La
leggenda vuole che la lanterna ricavata dalla zucca, appesa fuori dalla porta,
stia ad indicare all’infelice anima di Jack O’Lantern che la loro casa non è
posto per lui. Jack era un fabbro astuto, avaro e ubriacone che ingannò il
diavolo più di una volta, il quale alla sua morte non lo volle all’inferno e lo
condannò a vivere per sempre errando senza tregua alla ricerca di un luogo di
riposo.
Gli antichi vedono nella zucca
illuminata anche una sorta di luce guida, di lanterna per gli spiriti in modo
che essi possano ritrovare la strada di casa.
Per completare la festa non possono
mancare sicuramente i dolci che vanno dalle ossa dei morti, che sono dei
dolcetti fatti con l’albume delle uova e le mandorle o le nocciole, fino al pan
dei morti o alle fave dei morti dolce che era presente già nelle feste romane
dei morti, i Parentalia o dies parentales.
Ma perché ad Ognissanti si pensa alle
streghe o ai fantasmi?
La tradizione celtica del Samhain è un
passaggio tra luce e buio, tra estate ed inverno, tra il mondo dei vivi e il
mondo dei morti, ed è per questo assottigliarsi dei confini che a volte qualche
cosa sfugge da un mondo all’altro e questo si vedeva come qualcosa di buono, si
pensava che gli spiriti portassero buoni auspici. E così con l’aiuto di rune,
riti propiziatori, tarocchi, si possono richiamare questi spiriti.
OGNISSANTI
La festa di tutti i Santi è una
tradizione che affonda le sue radici nell'antichità. La sua vicinanza con la
commemorazione dei defunti non è un caso, essendo motivata da credenze
religiose. La sua istituzione come giorno festivo risale alla Costituzione
italiana
Già la cristianità primitiva era solita
celebrare feste in onore dei Santi: i primi resoconti scritti risalgono a
Tertulliano e a Gregorio di Nizza (223-395 d.C.), ma solo le pagine scritte da
Sant’ Ephraem, morto nel 373 d.C., danno una sicura testimonianza della
"festa celebrata in onore dei martiri della terra" il giorno 13
maggio. La festa, dunque, nacque nel nord Europa e giunse a Roma il 13 maggio
del 609 d.C., quando Papa Bonifacio IV dedicò il Pantheon di Roma alla Vergine
Maria e a tutti i martiri. Le ragioni dello spostamento della data al primo
novembre non sono certe: sembra che fin dall’800 d.c. Alcuino, consigliere di
Carlo Magno, decise di stabilire la santissima solennità di tutti i Santi in
questa data e di celebrarla con una festa di tre giorni. In questo modo, la
Chiesa voleva cristianizzare la festa pagana del Capo d'anno del popolo
Celtico, che cadeva ai primi di novembre.
Nel tentativo di far perdere
significato ai riti legati alla festa di Samhain, nell'anno 835 Papa Gregorio
Magno spostò la festa di Ognissanti, dedicata a tutti i Santi del Paradiso, dal
13 maggio al primo novembre, come avveniva già da tempo in Francia. Lo stesso
Papa Gregorio III fece costruire all'interno della Basilica Vaticana la
cappella di Ognissanti. In inglese la festa di "Ognissanti" si chiama
"All Hallows' Day"; la vigilia del giorno di Ognissanti, cioè il 31
ottobre, si chiama All Hallow' Eve. Queste parole si sono trasformate prima in
"Hallows' Even", e da lì ad Halloween il passo è stato breve.
Nonostante i tentativi della Chiesa Cristiana di eliminare i riti pagani,
Halloween è rimasta una festa legata al mistero, alla magia, al mondo delle
streghe e degli spiriti.
La stretta associazione con la
commemorazione dei defunti, celebrata il giorno successivo, fu istituita solo
nel 998 d.C.: si pensava che i morti entrassero in comunicazione coi vivi.
Così, l’abate Odilone di Cluny diede disposizioni per celebrare il rito dei
defunti a partire dal vespro del primo novembre. Il giorno seguente era invece
commemorato con un'eucarestia offerta al Signore, "pro requie omnium
defunctorum", un'usanza che ben presto si diffuse in tutta l'Europa
cristiana e che fu ufficialmente istituzionalizzata da Papa Gregorio IV. Fu
Papa Sisto IV, nel 1474, che rese obbligatoria la solennità in tutta la Chiesa
d'Occidente, per celebrare la comunione tra la Chiesa gloriosa e la Chiesa
ancora pellegrinante e sofferente.
Il 1° giugno 1949, la Costituzione
italiana inserisce il giorno di Ognissanti tra quelli considerati
"festivi, agli effetti della osservanza del completo orario festivo e del
divieto di compiere determinati atti giuridici".
Come l’Italia, anche altri paesi
europei come l’Austria, il Belgio, la Spagna, la Francia, la Grecia, il
Lussemburgo hanno istituito ufficialmente questa celebrazione.
Autore della foto: www.wga.hu tramite
Wikimedia Commons
Aggiornato il 29/10/2014
Capodanno celtico
Cristianesimo festeggia nella stessa notte i
Santi, una sorta di incrocio con le religioni pagane, infatti secondo le
credenze celtiche, durante la festa del Samhain, i morti avrebbero potuto
ritornare nei luoghi che frequentavano mentre erano in vita e in quel giorno
celebrazioni gioiose vengono tenute in loro onore.
Samhainanche la festa anglosassone di
Halloween ha origine da queste credenze celtiche, infatti la parola Halloween
deriva da “All Hallows Eve” cioè “notte di tutti gli spiriti”.
Il frutto autunnale per eccellenza è la
zucca e nella tradizione di Halloween si vedono queste zucche intagliate con
volti raccapriccianti e al suo interno un lumino, ma perché quest’usanza? La
leggenda vuole che la lanterna ricavata dalla zucca, appesa fuori dalla porta,
stia ad indicare all’infelice anima di Jack O’Lantern che la loro casa non è
posto per lui. Jack era un fabbro astuto, avaro e ubriacone che ingannò il
diavolo più di una volta, il quale alla sua morte non lo volle all’inferno e lo
condannò a vivere per sempre errando senza tregua alla ricerca di un luogo di riposo.
Gli antichi vedono nella zucca
illuminata anche una sorta di luce guida, di lanterna per gli spiriti in modo
che essi possano ritrovare la strada di casa.
Per completare la festa non possono
mancare sicuramente i dolci che vanno dalle ossa dei morti, che sono dei
dolcetti fatti con l’albume delle uova e le mandorle o le nocciole, fino al pan
dei morti o alle fave dei morti dolce che era presente già nelle feste romane
dei morti, i Parentalia o dies parentales.
Ma perché ad Ognissanti si pensa alle
streghe o ai fantasmi?
La tradizione celtica del Samhain è un
passaggio tra luce e buio, tra estate ed inverno, tra il mondo dei vivi e il
mondo dei morti, ed è per questo assottigliarsi dei confini che a volte qualche
cosa sfugge da un mondo all’altro e questo si vedeva come qualcosa di buono, si
pensava che gli spiriti portassero buoni auspici. E così con l’aiuto di rune,
riti propiziatori, tarocchi, si possono richiamare questi spiriti.
Jack o'lantern
Jack o'lantern
Il rito Samhain vuole che si lasci alle
spalle il vecchio e così il rito è di scrivere quello che ci si vuole lasciare
alle spalle e poi bruciarlo tra le fiamme. Mentre nei paesi anglosassoni si
festeggia per le strade con “dolcetto o scherzetto” travestiti da spiriti,
demoni, streghe, anche questo un simbolismo per ingraziarsi chi viene da una
latro mondo regalando dolci e leccornie varie.
In alcuni paesi cristiani si usa
bruciare con dei grandi falò la roba vecchia, sono falò che durano tutta una notte
e più sono grandi più sono visibili anche dagli spiriti, si mangiano dolcetti e
castagne passando la nottata in compagni
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